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La clamorosa impresa dell’uomo qualunque che batte il più forte del mondo

Immaginate una vita divisa in due binari paralleli e apparentemente inconciliabili. Da un lato, la rigorosa routine di uno studio legale nel cuore di Londra, tra scartoffie, udienze e la concentrazione silenziosa che la professione di avvocato richiede. Dall’altro, l’adrenalina pura di una salita impervia sulle Alpi Slovene, il respiro affannoso, i muscoli in fiamme e la folla che urla. Questi due mondi si fondono perfettamente nella figura di Andrew Feather, un uomo di quarant’anni che è riuscito nell’impresa di cui ogni cicloamatore sogna: ha tenuto testa, e in un certo senso “battuto”, il più grande ciclista del momento, Tadej Pogačar (4 Tour de France, 1 Giro d’Italia, 2 Mondiali e ben 10 classiche monumento).

La sua normale routine, che lo vede solitamente alla scrivania fin dalle prime ore del mattino, è stata recentemente scalfita da una persistente stanchezza. Quella spossatezza era il retaggio tangibile di un estenuante volo notturno che lo aveva appena ricondotto nel Regno Unito, segnando il suo ritorno da Komenda. Quel piccolo borgo, che ha dato i natali al campione sloveno, era stato infatti il palcoscenico della Pogi Challenge, l’evento benefico che riesce a riunire la vasta comunità degli appassionati di ciclismo attorno al loro idolo indiscusso.

Il meccanismo della competizione era tanto semplice da spiegare quanto estenuante da portare a termine. Un esercito di 1.188 appassionati in sella ha affrontato un tracciato di 13,9 chilometri, il cui cuore pulsante era l’ascesa verso Krvavec, una montagna che presenta pendenze medie del 7,6%, un’autentica sfida per gambe e polmoni. A tutti loro è stato concesso un vantaggio iniziale di sei minuti, un piccolo tesoro di tempo da gestire con saggezza prima che la furia di Pogačar si scatenasse all’inseguimento. E come un predatore, lo sloveno ha iniziato la sua caccia, rimontando posizioni con una facilità che sembrava sovrumana. Uno dopo l’altro, ha superato tutti i ciclisti che lo precedevano, divorando il loro vantaggio. Tutti, tranne uno. In lontananza, tenacemente aggrappato alla sua fuga, c’era Andrew Feather, l’unico a non farsi raggiungere, l’unico a tagliare per primo quel traguardo che, per una volta, non è stato calcato dalle ruote del campione del mondo.

Ad attenderlo sul gradino più alto del podio, in un’atmosfera carica di stupore e sportività, c’era proprio Tadej Pogačar. Con un sorriso genuino di ammirazione, il fuoriclasse ha premiato l’avvocato britannico, accompagnando la coppa con parole di elogio: «Bravo, sei andato davvero molto veloce». Ma chi è Andrew Feather, l’uomo che ha compiuto questa prodezza? Non si tratta di un semplice appassionato. La sua figura è ben nota nella comunità ciclistica internazionale, dove vanta un seguito considerevole sui social network e su YouTube, al punto da essere spesso citato come il cicloamatore più forte del pianeta. Le sue gesta non sono leggende metropolitane: soltanto un anno fa, ha affrontato la terrificante scalata del Mont Ventoux, il “Gigante della Provenza”, registrando un tempo che lo ha visto arrivare appena dieci secondi più lento di un corridore di altissimo livello come Richard Carapaz, medaglia d’oro olimpica e vincitore di tappe al Giro d’Italia. Nonostante questi precedenti, il successo nella Pogi Challenge rappresenta senza dubbio il capitolo più glorioso della sua carriera dilettantistica, un trionfo che va ben al di là di un semplice risultato cronometrico.

«Nell’ultimo chilometro non riuscivo a togliermi una domanda dalla testa: mi sta arrivando alle spalle?» ha raccontato Feather in un’intervista all’emittente belga Sporza, subito dopo la gara. Tuttavia, l’avvocato mantiene i piedi per terra e un sano senso della realtà. «Affermare di aver battuto Pogačar è forse un’esagerazione. Noi siamo partiti con un margine consistente ed è possibile che, in cuor suo, mi abbia un po’ sottovalutato. Ciò non toglie che i suoi numeri siano stati semplicemente incredibili: Tadej ha coperto quel tratto in salita due minuti e trenta secondi più velocemente di me. Una cosa che fa riflettere, se si considera che io ho mantenuto una potenza di 400 watt per quarantacinque minuti consecutivi, che in rapporto al mio peso significa 6,2 watt per chilo. Lui, chiaramente, ha prodotto valori ancora superiori, è un atleta di un altro pianeta».

Andrew Feather, con il suo fisico asciutto di 63 chilogrammi, è un atleta consolidato, capace di vincere per quattro volte il titolo nazionale britannico della cronometro a squadre. In quella domenica slovena, però, è stato anche, suo malgrado, l’uomo che ha “rovinato” la festa ai tifosi di casa, privandoli della visione del loro campione che vinceva la sfida. «Per questo mi sento un po’ in colpa», ha ammesso con un filo di imbarazzo. A rendere il momento ancora più speciale e, al contempo, intimidatorio, c’era il fatto che tra il pubblico fossero presenti i genitori e la fidanzata di Pogačar, oltre a una troupe della televisione nazionale slovena. «Mi pento solo di non aver colto l’attimo per un selfie con lui», ha confessato Feather, «era un’occasione unica, ma nell’euforia del traguardo e dell’emozione, non ci ho pensato. La mente era altrove».

Da allora, la sua vita è stata investita da un’ondata di messaggi e notifiche, con congratulazioni che arrivano da ogni angolo del mondo. «Ho quarant’anni ormai», riflette l’avvocato, che nonostante gli impegni professionali trova il modo di dedicare alla bicicletta tra le dodici e le quattordici ore ogni settimana, «e non ho mai seriamente preso in considerazione l’idea di una carriera da professionista, anche perché mi sono avvicinato alle gare in età già adulta. Tuttavia, poter condividere la strada e mettermi alla prova con il ciclista più forte del mondo è stata un’esperienza che porterò per sempre con me, un ricordo indelebile che ripescherò nei momenti di fatica, sia in salita che in ufficio». Una storia che dimostra come, a volte, i confini tra sogno e realtà possano essere percorsi, anche solo per un giorno, da un uomo comune con una straordinaria determinazione.

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