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Educare per prevenire, non per dividere: riflessioni dopo il divieto all’educazione sessuale alle medie

Negli ultimi giorni la Commissione Cultura della Camera ha approvato un emendamento che vieta di affrontare temi legati alla sessualità anche nelle scuole medie.

Una decisione che ha subito acceso il dibattito pubblico: da una parte chi parla di tutela delle famiglie e di rispetto delle sensibilità, dall’altra chi vede in questa scelta un passo indietro culturale, che rischia di lasciare i più giovani senza strumenti per conoscersi e proteggersi.

Il provvedimento, che ora dovrà passare all’Aula e poi al Senato per diventare legge, impedirebbe di svolgere nelle scuole primarie e secondarie di primo grado qualsiasi attività “attinente alla sessualità”, mentre per le superiori introdurrebbe l’obbligo di consenso informato dei genitori.

Tradotto: anche progetti su affettività, rispetto del corpo, prevenzione degli abusi o bullismo di matrice sessuale potrebbero essere bloccati o fortemente limitati.

Il paradosso di una società che vieta l’educazione

Viviamo in un tempo in cui i ragazzi sono esposti fin da piccoli a immagini, modelli e messaggi che parlano di sessualità in modo distorto, superficiale, o violento.

Eppure, mentre la realtà chiede più educazione, la politica sceglie la via del divieto.

Si preferisce tacere piuttosto che spiegare, nascondere invece che formare.

Ma vietare di educare non significa proteggere.

Al contrario: significa lasciare i giovani soli, a cercare risposte dove nessuno filtra o guida.

L’educazione sessuale e affettiva non è ideologia: è prevenzione. È il modo più diretto per insegnare il rispetto, il consenso, la parità, la sicurezza.

È una difesa concreta contro la violenza di genere, gli abusi, le discriminazioni e il bullismo.

Educazione come atto di responsabilità

Una scuola che educa all’affettività non toglie spazio ai genitori, ma collabora con loro.

Offre parole giuste per domande difficili.

Aiuta i ragazzi a capire che ogni corpo ha valore, che ogni limite va rispettato, che la libertà è legata alla responsabilità.

Sottrarre alla scuola questo compito significa impoverire un’intera generazione di consapevolezza.

Come ha ricordato Save the Children in una nota ufficiale, “negare ai ragazzi la possibilità di un’educazione affettiva significa rinunciare a un importante strumento di prevenzione contro la violenza e l’abuso”.

Perché educare resta il modo migliore per proteggere

Non serve avere paura delle parole, se le parole servono a costruire rispetto.

Una società matura non si difende dai temi difficili: li affronta.

E se davvero vogliamo proteggere i nostri figli, dovremmo farlo con la conoscenza, non con il silenzio.

Educare è prevenire. Vietarlo è rinunciare al futuro.

 

 

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