Il 2035 si avvicina e con esso la data simbolo della transizione verde: l’Unione Europea ha previsto che, da quel momento, non potranno più essere vendute auto nuove con motore a combustione. Una decisione storica, pensata per ridurre drasticamente le emissioni e combattere il cambiamento climatico. Eppure, a dieci anni dall’obiettivo, la strada appare più accidentata del previsto.
Un recente sondaggio rivela un dato che fa riflettere: il 58% dei cittadini europei è contrario allo stop. Alcuni chiedono di rinviare la scadenza, altri vorrebbero abolirla del tutto. A muovere queste posizioni non è (solo) lo scetticismo climatico, ma una serie di preoccupazioni molto concrete.
Auto elettrica: sì, ma a che prezzo?
Le motivazioni più diffuse sono tre:
– Prezzo elevato dei veicoli elettrici;
– Autonomia non sempre sufficiente per i lunghi tragitti;
– Scarsa presenza di colonnine di ricarica, soprattutto nei centri piccoli e nelle zone rurali.
A questo si aggiunge una questione culturale: per molti europei — italiani in testa — l’auto non è solo un mezzo, ma uno stile di vita, un pezzo d’identità che si fatica a lasciar andare. Il rombo di un motore termico, per molti, è ancora sinonimo di libertà.
L’Italia spinge per la neutralità tecnologica
In questo scenario, il nostro Paese si è fatto portavoce di un approccio più flessibile. Oltre all’elettrico, si chiede di valutare alternative come i carburanti sintetici e i biofuel. Una linea che non nega l’urgenza della transizione, ma invita a non imboccare un’unica strada a senso unico.
Anche l’industria automobilistica è in fermento: se da un lato molte case accelerano sulla produzione di auto elettriche, dall’altro chiedono certezze, infrastrutture adeguate e un accompagnamento più realistico.
La sostenibilità non è più in discussione. Ma la strada verso un’auto “green” per tutti va ancora disegnata. Il rischio? Che una buona idea diventi una forzatura percepita, capace di generare resistenze invece che progresso.
Il 2035 è vicino. Ma il consenso è ancora lontano. E costruire un futuro condiviso, anche sulle quattro ruote, sarà la vera sfida.