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La Colombia verso l’uscita dalla NATO? Cosa significa davvero l’annuncio di Petro

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato che la Colombia “deve uscire dalla NATO”. Un’affermazione destinata a far discutere, soprattutto considerando che la Colombia non è un membro effettivo dell’Alleanza Atlantica. Per comprendere il significato politico e strategico di questa posizione, è necessario chiarire i termini della questione e le implicazioni concrete che una simile decisione potrebbe comportare.

La Colombia e la NATO: un partenariato speciale

La Colombia non è un Paese membro della NATO. Lo statuto dell’Alleanza prevede infatti l’adesione esclusivamente per gli Stati europei e del Nord Atlantico. Tuttavia, dal 2017 la Colombia ha assunto lo status di “partner globale” della NATO, diventando il primo (e finora unico) Stato dell’America Latina a ottenere tale riconoscimento.

Questa collaborazione si è tradotta in programmi congiunti su vari fronti: addestramento militare, interoperabilità tecnologica, cybersecurity, contrasto al terrorismo, gestione delle crisi e supporto umanitario. Dal 2021, il partenariato è stato ulteriormente rafforzato attraverso un programma individualizzato di cooperazione, concordato tra le parti.

In parallelo, nel 2022, gli Stati Uniti hanno conferito alla Colombia lo status di “Major Non-NATO Ally”, che consente una cooperazione avanzata in ambito militare e industriale, senza implicare obblighi di difesa reciproca.

Le dichiarazioni di Petro e il significato politico

Il 17 luglio 2025, il presidente Petro ha affermato pubblicamente che “la Colombia deve uscire dalla NATO”, criticando apertamente il comportamento di alcuni Paesi occidentali, accusati — secondo le sue parole — di aver bombardato civili in scenari di guerra. Non è la prima volta che Petro si esprime in senso critico nei confronti dell’Alleanza Atlantica o degli Stati Uniti, ma questa volta il messaggio appare più diretto e operativo.

Va chiarito che non esiste una procedura formale di uscita, perché la Colombia non è parte del trattato NATO. Tuttavia, può scegliere di terminare unilateralmente il partenariato globale e sospendere ogni forma di cooperazione militare, tecnica e strategica con l’organizzazione.

Le possibili conseguenze

Un’uscita dal partenariato NATO rappresenterebbe una rottura netta con la linea seguita dai precedenti governi colombiani. Le conseguenze non sarebbero solo simboliche:

Sospensione della cooperazione militare: la Colombia perderebbe l’accesso ai programmi di addestramento, alle esercitazioni congiunte e allo scambio di informazioni e tecnologie sensibili con i Paesi NATO.

Impatto sugli acquisti militari: il governo colombiano è attualmente impegnato nella selezione di nuovi caccia da combattimento prodotti da aziende europee e statunitensi. Senza il supporto del partenariato NATO, tali negoziazioni potrebbero complicarsi.

Tensioni interne: le forze armate colombiane, tradizionalmente allineate con gli Stati Uniti, potrebbero esprimere dissenso. Anche a livello parlamentare, la decisione rischia di generare forti contrasti.

Riposizionamento geopolitico: l’interruzione della collaborazione con la NATO potrebbe avvicinare la Colombia ad altri attori globali, come la Cina o la Russia, o rafforzare il suo ruolo in alleanze latinoamericane orientate all’autonomia strategica.

Una svolta o una mossa retorica?

Resta da capire se l’annuncio del presidente Petro sarà seguito da atti concreti, come la notifica formale alla NATO e la cancellazione dei programmi in corso. Per ora, si tratta di una dichiarazione politica, ma sufficiente a sollevare interrogativi sulle future scelte di politica estera e difesa del Paese.

In un momento di forti tensioni internazionali, ogni movimento fuori dall’orbita occidentale assume un valore strategico. La Colombia, per collocazione geografica e importanza regionale, è un attore non trascurabile. Una sua eventuale uscita dal partenariato con la NATO costituirebbe un segnale chiaro, con possibili ripercussioni anche sul piano economico e diplomatico.

Kreanews seguirà l’evoluzione della vicenda, monitorando le eventuali decisioni ufficiali e le reazioni internazionali.

 

 

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