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La Cina si fa avanti: donazione da 500 milioni di dollari all’OMS per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti

In un momento di grande trasformazione per le istituzioni internazionali, la Cina ha annunciato una mossa strategica di grande rilevanza geopolitica e simbolica: una donazione di 500 milioni di dollari all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), da erogare nell’arco dei prossimi cinque anni. L’annuncio, fatto dal vicepremier cinese Liu Guozhong durante l’ultima Assemblea Mondiale della Sanità tenutasi a Ginevra, rappresenta non solo un aumento significativo rispetto ai precedenti contributi cinesi, ma anche un chiaro tentativo di Pechino di rafforzare la propria influenza nell’ambito della governance sanitaria globale.

Il contesto: il disimpegno degli Stati Uniti

La mossa cinese arriva in un momento delicato, segnato dal ritiro ufficiale degli Stati Uniti dall’OMS. La decisione, originariamente avviata sotto l’amministrazione Trump e confermata con varie riserve dalle successive amministrazioni, ha lasciato un vuoto finanziario non indifferente. Gli Stati Uniti, infatti, erano il principale finanziatore dell’organizzazione con quasi un miliardo di dollari versati nel biennio 2024–2025, divisi tra contributi obbligatori e volontari.

L’uscita americana ha sollevato non poche preoccupazioni sulla sostenibilità economica dell’OMS, già sotto pressione a causa delle crisi sanitarie globali – dalla pandemia da COVID-19 alle emergenze sanitarie in corso in Africa, Medio Oriente e Sud America. In questo scenario, la Cina si propone come nuova forza trainante, con un gesto che ha valenze sia filantropiche sia diplomatiche.

La Cina, nuovo protagonista della salute globale

La donazione da mezzo miliardo di dollari è stata accolta con favore da parte della direzione dell’OMS, che ha sottolineato l’importanza di una leadership condivisa e multilaterale nella gestione delle politiche sanitarie. “Il sostegno della Cina rappresenta una forte dichiarazione di fiducia nel nostro lavoro”, ha dichiarato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Oltre all’aspetto economico, l’intervento cinese sottolinea la volontà di Pechino di assumere un ruolo più attivo nella definizione delle priorità globali in tema di salute. Una strategia coerente con quanto già avvenuto in altri ambiti internazionali – dall’economia (con la Nuova Via della Seta) alla tecnologia – e che punta a rafforzare la leadership cinese in un mondo sempre più multipolare.

La reazione della comunità internazionale

La scelta della Cina non è passata inosservata. Se da un lato vi è chi saluta positivamente l’impegno finanziario e l’assunzione di responsabilità da parte del gigante asiatico, dall’altro non mancano le critiche di chi teme una politicizzazione crescente dell’OMS. Alcuni osservatori sostengono che, in assenza di un bilanciamento da parte degli Stati Uniti o dell’Unione Europea, l’organizzazione potrebbe essere influenzata dalle agende strategiche dei principali donatori.

Nel frattempo, anche altri Paesi hanno deciso di aumentare i propri contributi volontari: Svizzera, Svezia, Angola e Qatar hanno annunciato donazioni aggiuntive per un totale di oltre 170 milioni di dollari. Un segnale di responsabilità collettiva, ma anche un tentativo di evitare uno sbilanciamento eccessivo a favore di un solo attore geopolitico.

L’ingresso della Cina nel ruolo di principale donatore dell’OMS segna un cambio di paradigma nella diplomazia sanitaria internazionale. In un mondo sempre più interconnesso e vulnerabile alle crisi sanitarie, il sostegno economico a istituzioni come l’OMS non è solo una questione di solidarietà, ma anche di potere, influenza e prestigio.

Resta ora da vedere come l’OMS saprà gestire questa nuova fase, mantenendo l’equilibrio tra i vari interessi in campo e rimanendo fedele alla sua missione originaria: promuovere la salute, mantenere il mondo sicuro e servire i più vulnerabili, indipendentemente da chi stia firmando l’assegno.

 

 

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