Nel nuovo appuntamento de Il Salotto di Kreanews, Francesco Russo ha ospitato un vero ambasciatore della musica colta e inclusiva: il maestro Claudio Cecere, chitarrista e fondatore della Napoli Guitar Orchestra. Un viaggio intimo tra note, formazione e passione, che ci ha ricordato quanto la musica sia un linguaggio universale capace di abbattere ogni barriera.
Maestro Cecere, quando nasce la sua passione per la musica?
«Non da bambino, come si potrebbe pensare. Ho iniziato a 14 anni e mezzo: tardi per i canoni comuni, ma con grande determinazione. È importante dire ai giovani che non è mai troppo tardi per iniziare. Io stesso ho capito che la chitarra era il mio strumento dopo un primo tentativo con il pianoforte.»
Dal pianoforte alla chitarra classica: un passaggio inaspettato?
«Assolutamente sì. Fu una folgorazione. Vidi quella chitarra, la ascoltai e capii che era lo strumento che cercavo. Da lì, lo studio serio, l’incontro con il maestro Nilo Desiderio, e poi la carriera da concertista e docente.»
Oggi lei guida un progetto importante come la Napoli Guitar Orchestra. Di cosa si tratta?
«È un’orchestra pensata per tutti, dai bambini agli adulti in pensione. È un progetto che promuove la musica come strumento di inclusione, socialità e crescita personale. Non serve essere professionisti per farne parte, serve solo amore per la chitarra.»
Che ruolo ha la musica nella crescita di una persona, secondo lei?
«La musica è un’arte che eleva lo spirito, unisce le persone, stimola la creatività. Se c’è una guerra da combattere, è quella dell’amore, e la musica ne è l’arma più potente. Il bello – inteso come arte – è ciò che può davvero salvare il mondo.»
Qual è l’importanza dell’orchestra come metafora sociale?
«Fondamentale. In un’orchestra ognuno ha il suo ruolo, le sue regole da seguire, e si lavora per un obiettivo comune. È l’antitesi dell’egoismo. Anche quando c’è un talento fuori dal comune, lo si valorizza nel contesto: diventa solista, ma sempre all’interno del progetto collettivo.»
In un’epoca digitale, la musica si può insegnare anche online?
«Si può, ma con dei limiti. La qualità del suono non è ancora trasmissibile pienamente via streaming. Il rapporto diretto tra docente e allievo è insostituibile, perché la musica è anche vibrazione, empatia, presenza.»
Quali età coinvolge oggi il suo percorso didattico?
«Dai 7-8 anni in su. Più piccoli non riuscirebbero a gestire lo strumento, ma poi la musica li accompagna per tutta la vita. I bambini sono incredibili: sono liberi, sintetici, profondi. Spesso sono loro a insegnare qualcosa a noi adulti.»
Come si gestisce il gruppo in musica?
«L’orchestra è come una piccola società: ci sono regole, ruoli, doveri. Il direttore ha una grande responsabilità. Non può esserci anarchia, ma nemmeno repressione del talento. Quando si crea armonia tra le parti, nasce la magia.»
Cosa pensa dello stato attuale della musica classica?
«Purtroppo non è molto seguita. Spesso la colpa è anche nostra, degli addetti ai lavori, che abbiamo usato la musica per autocelebrarci invece di comunicare. La musica classica è per tutti, deve essere resa accessibile, vera, sentita.»
Con parole intense e suoni vibranti, il maestro Claudio Cecere ha ricordato al pubblico quanto la musica non sia solo tecnica o spettacolo, ma un atto di amore e di servizio, un cammino condiviso tra generazioni, anime e cuori.
L’intervista completa è disponibile sul canale ufficiale YouTube di Kreanews. Il Salotto di KreaNews va in onda ogni mercoledì alle ore 18.55 su Telecapri – Canale 15 del Digitale Terrestre.