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La nuova era del bere, quando il gusto dice no (o quasi) all’alcol

In un mondo sempre più attento al benessere e alla qualità della vita, anche il modo di bere sta cambiando. Non più eccessi, né necessità di “alzare il gomito” per sentirsi parte di un momento conviviale. Il 2025 conferma un trend che si è ormai consolidato: quello delle bevande NoLo, acronimo che sta per “No alcol” e “Low alcol”. Una rivoluzione che non parla di rinuncia, ma di scelta consapevole.

In altre parole: meno alcol, più esperienze.

Il bere che non sballa, ma affascina

A spingere questo fenomeno non è solo la moda passeggera del “Dry January” o dei mocktail serviti nei party vip. C’è un cambio di mentalità più profondo, che attraversa tutte le generazioni. La Gen Z lo abbraccia come atto identitario, i Millennials lo vivono come una nuova forma di equilibrio, e anche i più maturi lo vedono come un modo per conciliare piacere e salute.

Le bevande NoLo non sono più succedanei tristi o “piani B” improvvisati. Oggi sono prodotti pensati, studiati, raffinati. Dietro c’è ricerca, design, storytelling. Alcuni di essi costano anche più delle loro controparti alcoliche. Perché il valore non sta nel grado alcolico, ma nell’esperienza multisensoriale che sanno offrire.

Mocktail, tè frizzanti e vini dealcolati: il nuovo vocabolario del gusto

Il mondo del bere NoLo è variegato, colorato, creativo. Ecco alcune delle tendenze che stanno ridefinendo il concetto stesso di “aperitivo”:

  • Mocktail d’autore: cocktail analcolici non improvvisati, ma costruiti con la stessa cura di un drink classico, usando spezie, botaniche, fermentati, sciroppi home-made e presentazioni scenografiche.
  • Vini dealcolati di qualità: non più semplici bevande annacquate, ma vere espressioni enologiche lavorate con tecniche di dealcolizzazione avanzate. Il gusto resta, l’alcol se ne va.
  • Tè sparkling: la nuova alternativa alle bollicine. Aromatici, fermentati, a volte impreziositi da erbe officinali, conquistano gli intenditori e accompagnano anche i pasti gourmet.
  • Cocktail funzionali: bevande con ingredienti attivi come adattogeni, vitamine, erbe rilassanti o energizzanti. Bere non solo per socializzare, ma per prendersi cura di sé.
  • Birre analcoliche alla spina: sempre più presenti anche nei locali tradizionali, con un’offerta che non ha nulla da invidiare alle birre artigianali classiche.

Il design che fa la differenza

Se l’occhio vuole la sua parte, le NoLo l’hanno capito benissimo. Le bottiglie, le lattine, i bicchieri usati per servirle sono spesso di design ricercato, con etichette minimal o artistiche, packaging eco-friendly e storytelling accattivanti. Tutto comunica: dalla scelta dei materiali all’aroma nel bicchiere. Il messaggio è chiaro — bere meno non significa vivere meno intensamente.

Un mercato che vale (e varrà) miliardi

Quello delle bevande a basso o nullo contenuto alcolico è uno dei settori in maggiore espansione nel comparto beverage. Cresce a doppia cifra, conquista spazio sugli scaffali dei supermercati, nei ristoranti stellati, nei bar di tendenza e nei menu degustazione. I consumatori chiedono alternative, e il mercato risponde. In Italia, il fenomeno è appena iniziato, ma promette di cambiare le abitudini di un Paese tradizionalmente legato al vino e agli aperitivi alcolici.

Una scelta di libertà, non una moda

C’è chi smette di bere per motivi di salute, chi lo fa per etica, chi semplicemente non ama più gli effetti dell’alcol. Qualunque sia la motivazione, il punto è che oggi è possibile scegliere senza rinunciare alla convivialità. I locali attenti al trend propongono carta dei drink parallela, degustazioni NoLo, percorsi sensoriali per chi vuole vivere un’esperienza completa, ma sobria.

E sempre più aziende stanno investendo in ricerca per rendere queste bevande buone, belle, accessibili e sostenibili.

Non siamo più di fronte a una nicchia, ma a una trasformazione culturale. Il mondo NoLo racconta una nuova idea di benessere: quella in cui il piacere non passa per la trasgressione, ma per la scelta consapevole, libera, evoluta.

Il bere del futuro è meno alcolico, più emozionante. E a giudicare dal fermento del settore, è solo l’inizio.

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