La nomina di Gennaro Gattuso a commissario tecnico della Nazionale italiana rappresenta una scelta coraggiosa e al tempo stesso necessaria per la FIGC, chiamata a risollevare le sorti della squadra azzurra dopo le recenti delusioni. L’ex centrocampista milanista eredita una squadra che deve assolutamente qualificarsi al Mondiale 2026, obiettivo primario che ha spinto il presidente Gravina a puntare su un uomo dal carattere forte e dalla mentalità vincente.
Gattuso approda sulla panchina azzurra in un momento particolarmente delicato. Dopo il trionfo agli Europei del 2021 e la successiva mancata qualificazione al Mondiale del 2022, la Nazionale ha bisogno di ritrovare quell’identità e quel carattere che l’hanno sempre contraddistinta. Proprio queste sembrano essere le qualità principali che hanno convinto la federazione a scegliere l’ex calciatore del Milan, noto per la sua grinta e la sua determinazione in campo.
Il percorso che ha portato Gattuso alla panchina della Nazionale è stato tutt’altro che lineare. Dopo il ritiro nel 2013, l’ex centrocampista ha intrapreso la carriera di allenatore con alterne fortune. Le prime esperienze in Svizzera al Sion e poi in Grecia all’OFI Creta non sono state particolarmente positive, ma è in Italia che ha cominciato a costruire il suo percorso da tecnico. Al Palermo prima e al Pisa poi, Gattuso ha dimostrato di saper lavorare con giovani e di poter ottenere risultati anche in situazioni complicate.
L’occasione più importante è arrivata con il Milan, dove è stato prima allenatore della Primavera e poi promosso sulla panchina della prima squadra nel novembre 2017. In due stagioni al comando dei rossoneri, Gattuso ha ottenuto un quinto e un sesto posto in Serie A, portando la squadra in Europa League e alla finale di Coppa Italia. Esperienze che, nonostante non siano state coronate da trofei, hanno dimostrato la sua capacità di gestire un gruppo e di lavorare sotto pressione.
Il passaggio al Napoli nel dicembre 2019 ha rappresentato un ulteriore step nella carriera di Gattuso. Sostituendo Carlo Ancelotti, l’allenatore di Corigliano Calabro ha conquistato la Coppa Italia nel 2020, ma non è riuscito a portare la squadra partenopea nella zona Champions. Le successive esperienze all’estero, a Valencia, Marsiglia e Hajduk Spalato non hanno dato i frutti sperati, ma hanno comunque arricchito il suo bagaglio tecnico e culturale.
Ora la sfida più grande: guidare la Nazionale italiana in un momento di transizione. Gattuso dovrà affrontare diverse criticità, a cominciare dalla carenza di giocatori di livello internazionale in alcuni ruoli chiave. La squadra azzurra sta vivendo un ricambio generazionale e il nuovo CT dovrà trovare il giusto equilibrio tra esperienza e giovani promesse.
Uno dei principali compiti di Gattuso sarà quello di ridare alla Nazionale quell’identità che sembra essersi un po’ persa negli ultimi anni. La sua filosofia di gioco, basata su intensità e pressing, potrebbe essere la chiave per ridare carattere a una squadra che spesso ha mostrato incertezze sotto questo aspetto. Inoltre, la sua esperienza come giocatore di alto livello potrà essere fondamentale per gestire lo spogliatoio e creare quel clima di gruppo che ha sempre caratterizzato le Nazionali italiane più vincenti.
La prima prova per Gattuso arriverà con le qualificazioni al Mondiale 2026, dove l’Italia dovrà dimostrare di aver superato i traumi del recente passato. Il nuovo CT dovrà lavorare su diversi fronti: dalla difesa, che resta il punto di forza della squadra, al centrocampo, dove servirà maggiore dinamismo, fino all’attacco, settore che negli ultimi anni ha mostrato le maggiori carenze.
Particolare attenzione andrà posta al rapporto con i giocatori. Gattuso, da sempre uomo di spogliatoio, dovrà dimostrare di saper gestire personalità diverse e di poter creare quel clima di famiglia che ha caratterizzato la Nazionale del 2006, di cui lui stesso fu protagonista. La sua capacità di motivare i giocatori e di trasmettere la passione per la maglia azzurra sarà fondamentale per il successo di questa avventura.
Sul piano tecnico, Gattuso dovrà dimostrare di aver maturato esperienza a livello internazionale. Le sue precedenti avventure in campionati stranieri, pur non essendo state pienamente positive, gli hanno permesso di confrontarsi con realtà calcistiche diverse e di ampliare i propri orizzonti tattici.
La FIGC ha scelto Gattuso anche per il suo carattere e la sua personalità, elementi che potrebbero fare la differenza in un momento di difficoltà per il calcio italiano. La sua grinta e la sua determinazione sono qualità che potrebbero contagiare positivamente tutta la squadra, creando quel clima di fiducia e sicurezza che spesso ha permesso all’Italia di superare momenti complicati.
Non mancano, ovviamente, le perplessità. Alcuni osservatori sottolineano come Gattuso non abbia ancora dimostrato di poter essere un tecnico di altissimo livello, mentre altri ricordano che la panchina della Nazionale richiede esperienze e capacità particolari. Tuttavia, la scelta della federazione sembra essere dettata dalla necessità di un cambiamento radicale, non solo tecnico ma soprattutto mentale.
Il compito di Gattuso sarà quindi duplice: da un lato dovrà migliorare il gioco della squadra, dall’altro dovrà ricreare quel senso di appartenenza e quel carattere che hanno sempre contraddistinto le migliori Nazionali italiane. La sua storia personale, fatta di sacrifici e successi, potrebbe essere la chiave per ispirare una nuova generazione di calciatori azzurri.
La sfida è aperta e il tempo a disposizione non è molto. Gattuso dovrà dimostrare fin da subito di aver imparato dagli errori del passato e di poter essere l’uomo giusto per riportare l’Italia ai vertici del calcio mondiale.
