Il 2 novembre 1975 l’Italia perse uno dei suoi intellettuali più lucidi e controversi: Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista e giornalista, assassinato brutalmente all’Idroscalo di Ostia, vicino Roma. Cinquant’anni dopo, la vicenda rimane avvolta nel mistero, tra versioni ufficiali, ritrattazioni e ipotesi che evocano depistaggi, corruzioni e interessi oscuri.
La notte del delitto
Pasolini uscì la sera dell’1 novembre, apparentemente senza segnali di pericolo imminente. La notte, però, si concluse tragicamente: il corpo del poeta e regista fu ritrovato all’alba del 2 novembre, crivellato di percosse e investito dalla sua stessa Alfa Romeo GT 2000. Secondo la prima ricostruzione delle autorità, il delitto sarebbe scaturito da una lite degenerata dopo un incontro a sfondo sessuale.
Poco dopo il ritrovamento, Giuseppe “Pino” Pelosi, un diciassettenne romano, fu arrestato alla guida dell’auto di Pasolini. Pelosi confessò l’omicidio e fu condannato nel 1976 per omicidio volontario in concorso con ignoti, confermando l’ipotesi iniziale della lite degenerata.
Le incongruenze e le ritrattazioni
Col passare degli anni, emersero dubbi inquietanti sulla versione ufficiale. Nel 2005, a trent’anni dal delitto, Pelosi ritrattò la confessione, sostenendo che non aveva agito da solo e che tre uomini avevano aggredito e ucciso Pasolini mentre lui era presente, descrivendoli come uomini con accento meridionale. Questa dichiarazione alimentò ipotesi di omicidio premeditato, con motivazioni potenzialmente politiche.
Pasolini, noto per la sua schiettezza e il suo impegno civile, denunciava corruzioni e ingiustizie nel potere politico ed economico italiano, con particolare attenzione a scandali legati al petrolio, al mondo dell’editoria e alla “strategia della tensione” degli anni Settanta. Molti amici, collaboratori e studiosi hanno suggerito che la sua morte non sia stata un caso isolato, ma un delitto mirato a fermare le sue rivelazioni.
Le inchieste e le analisi successive
Il caso Pasolini ha attraversato decenni di indagini, riaperture e archiviazioni. Nel 2010, la Procura di Roma ordinò nuove analisi del DNA su reperti raccolti sul luogo del delitto, ma non furono trovate prove certe di altri responsabili. La vicenda giudiziaria si concluse nel 2015, quarant’anni dopo, senza chiarire il ruolo di eventuali complici o mandanti.
Nel corso degli anni, sono emerse diverse teorie giornalistiche e accademiche, alcune suggerendo un collegamento con la criminalità organizzata, altre con ambienti politici estremisti, altre ancora con uomini appartenenti ai circoli legati ai poteri forti dell’epoca. Nonostante gli sforzi investigativi, il quadro resta parziale e controverso.
L’eredità culturale
Al di là delle ipotesi sull’omicidio, resta il lascito di un intellettuale che ha segnato profondamente la cultura italiana. Pasolini sfidava il potere con le parole, il cinema e la letteratura, denunciando ipocrisie sociali, ingiustizie politiche e derive culturali. La sua produzione artistica — dai film come Salò o le 120 giornate di Sodoma e Accattone, alla poesia e ai saggi — continua a provocare, stimolare riflessioni e offrire strumenti critici ancora attuali.
Ricordare Pasolini significa riaffermare l’importanza del pensiero critico, della libertà di espressione e del coraggio intellettuale. La sua morte tragica ha reso la sua voce ancora più potente, trasformandola in un monito contro l’omertà e l’ingiustizia.
Una memoria viva
Ogni anno, il 2 novembre, studiosi, artisti e cittadini commemorano Pasolini non solo come vittima di violenza, ma come simbolo della coscienza critica italiana. Le sue opere rimangono uno strumento indispensabile per comprendere il nostro Paese, interrogare la società e difendere la verità, anche quando è scomoda o pericolosa.
La memoria di Pasolini non è solo un ricordo, ma un invito a leggere, ascoltare e guardare il mondo con occhi vigili, come lui stesso avrebbe voluto. In questo senso, la sua eredità non invecchia: continua a interrogare, provocare e illuminare le ombre della storia italiana, ricordandoci che la libertà di pensiero ha un valore inestimabile.
