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Trump vs Musk: fine di un’alleanza d’acciaio? Ecco cosa è successo (e perché conta)

L’ex presidente degli Stati Uniti e l’imprenditore di Tesla si attaccano pubblicamente. Dietro la rottura, interessi politici, sussidi miliardari e l’ombra di Epstein.

 

Una delle alleanze più chiacchierate e strategicamente ambigue della politica americana recente sembra essere giunta al capolinea. Donald Trump ed Elon Musk, un tempo alleati taciti nel fronte conservatore, si sono scontrati duramente nelle ultime ore in un botta e risposta che ha del clamoroso. La frattura, avvenuta pubblicamente e amplificata dai social, segna un punto di svolta nei rapporti tra politica e Big Tech.

Tutto è iniziato con un commento di Musk contro una nuova proposta di legge sostenuta dal Partito Repubblicano, che prevede un significativo aumento del debito pubblico per finanziare nuovi programmi infrastrutturali e militari. Musk, notoriamente contrario a spese pubbliche “sproporzionate”, ha definito il disegno di legge «una abominazione repugnante», suscitando l’ira dell’ex presidente Trump.

Quest’ultimo non ha esitato a reagire. In un comizio in Michigan e poi in una serie di post sul suo social Truth Social, Trump ha definito Musk «impazzito» e ha minacciato di porre fine a ogni tipo di agevolazione o contratto governativo destinato alle sue aziende, Tesla e SpaceX in primis.

«Con me al potere, Musk non vedrà più un centesimo di dollari pubblici», ha dichiarato l’ex presidente, lasciando intendere una possibile vendetta se dovesse tornare alla Casa Bianca.

La risposta di Musk non si è fatta attendere. In un tweet pungente, l’imprenditore ha ricordato i sospetti rapporti tra Trump e Jeffrey Epstein – il finanziere morto in carcere dopo le accuse di pedofilia – e ha lasciato intendere che, in caso di ritorno al potere, Trump potrebbe dover affrontare «conseguenze legali gravi». Musk è arrivato persino a ipotizzare la possibilità di un impeachment preventivo, qualora Trump fosse rieletto.

Un crollo da 150 miliardi

Nel frattempo, le parole di Trump hanno avuto conseguenze tangibili. Le azioni di Tesla hanno subito un tracollo in borsa, con una perdita stimata tra il 14 e il 15% del valore, pari a oltre 150 miliardi di dollari in capitalizzazione. Gli investitori temono che una reale rimozione dei sussidi pubblici – fondamentali per la diffusione delle auto elettriche – possa compromettere la crescita del colosso automobilistico.

Non solo: SpaceX, che da anni riceve contratti miliardari dalla NASA e dal Dipartimento della Difesa, potrebbe ritrovarsi in posizione delicata se il clima politico dovesse cambiare a favore di Trump nel 2026.

Fine del “Trusk”?

Negli ultimi anni, analisti e giornalisti avevano coniato il termine “Trusk” per descrivere l’asse tacito tra Trump e Musk: due personalità dirompenti, spesso sopra le righe, unite da una visione populista, antisistema e tecnologicamente ambiziosa. Ora, questa alleanza sembra essersi sgretolata sotto il peso di interessi economici divergenti e rivalità personali.

Le conseguenze politiche

La rottura potrebbe avere ripercussioni significative sulla campagna elettorale del 2026. Musk ha un seguito enorme tra i giovani elettori e nella Silicon Valley, un bacino che Trump aveva tentato di avvicinare anche grazie alla sua figura. D’altro canto, Trump sta spostando la sua retorica su posizioni sempre più nazionaliste, con meno spazio per imprenditori “globalisti” come Musk.

Secondo alcuni osservatori, l’attacco frontale contro Musk serve a Trump per rafforzare la sua immagine di “uomo solo contro le élite”, mentre per Musk potrebbe essere l’inizio di un più esplicito ingresso nel dibattito politico, magari a sostegno di candidati alternativi.

Quella tra Trump e Musk non è solo una lite tra due miliardari: è uno scontro che racconta molto di come si stia ristrutturando il potere negli Stati Uniti. Tecnologia, politica, soldi pubblici e social media si intrecciano in un gioco in cui nulla è più scontato, nemmeno le alleanze di ferro.

La domanda ora è: chi perderà di più?

 

 

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