Gli Stati Uniti guidati da Donald Trump hanno deciso di imporre nuovi dazi su molti prodotti europei, compresi quelli italiani. Una parola che sembra tecnica – “dazi” – ma che ha conseguenze molto concrete per noi tutti: per chi lavora, per chi produce, per chi esporta, ma anche per chi semplicemente fa la spesa o ama sentirsi orgoglioso dei prodotti Made in Italy nel mondo.
Vino, olio, pasta: i gioielli italiani sotto attacco
Tra i prodotti più colpiti ci sono quelli che rappresentano l’Italia nel mondo: vino, olio d’oliva, pasta, formaggi, salumi.
Gli Stati Uniti sono uno dei nostri mercati più importanti. Se i dazi aumentano i prezzi, gli americani saranno meno propensi ad acquistare. Una bottiglia di vino che costava 15 dollari, ad esempio, potrebbe arrivare a costarne 19 o 20.
Questo significa meno vendite per le aziende italiane, soprattutto quelle piccole e medie. E meno vendite, purtroppo, possono tradursi in meno lavoro per i produttori, i trasportatori, i venditori.
Le imprese rischiano: auto, moda, farmaci
Ma il colpo non riguarda solo il cibo. Anche settori come l’automotive (Fiat, Jeep), la moda, la pelletteria, la meccanica e i farmaci sono coinvolti.
Se le aziende italiane vendono meno negli USA, potrebbe esserci un rallentamento nella produzione o una frenata nelle assunzioni. La grande azienda Stellantis, per esempio, ha già riportato perdite per oltre 2 miliardi di euro solo nel primo semestre 2025, anche a causa di questi nuovi dazi.
Ma noi, consumatori italiani, cosa c’entriamo?
A prima vista può sembrare una questione da economisti o politici, ma non è così.
Questi dazi hanno ripercussioni reali sulla vita delle persone comuni:
Se lavori o hai parenti nel settore agroalimentare, dell’export o nella logistica, potresti risentirne direttamente.
Se gestisci un’azienda o un’attività legata all’export, potresti vedere diminuire gli ordini.
Se vivi all’estero, potresti trovarti a pagare di più per acquistare un semplice prodotto italiano.
In più, il danno non è solo economico. È anche culturale. Perché significa ridurre la presenza e il prestigio dei nostri prodotti nel mondo.
L’Italia da sola può fare poco
I dazi commerciali vengono gestiti a livello europeo, quindi l’Italia non può negoziare da sola con gli Stati Uniti. Tuttavia, può e deve farsi sentire in Europa, per difendere i propri interessi e quelli delle sue imprese.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha cercato un compromesso con gli USA: dazi più bassi (al 15%) rispetto al temuto 30%. Ma resta comunque un danno per il Made in Italy.
Dietro ogni bottiglia di vino, ogni fetta di Parmigiano o ogni paio di scarpe artigianali c’è una filiera di lavoro, passione e identità. Se diventa troppo costoso venderli all’estero, ci rimettiamo tutti: aziende, lavoratori, famiglie e consumatori.
Per questo, anche se i dazi sembrano una questione lontana, è importante capire che ci riguardano da vicino. E che difendere il Made in Italy nel mondo è anche una forma di difesa del nostro futuro.
