Affidarsi a una guida, in certi luoghi, non è solo una scelta pratica: è un atto di rispetto. L’Etna non è un monte qualsiasi, ma una presenza viva, mutevole, che domina il paesaggio e la storia della Sicilia orientale. È per questo che abbiamo deciso di partecipare a un tour organizzato tramite un noto sito specializzato: volevamo viverla in sicurezza, sì, ma soprattutto comprenderla. Capire cosa c’è sotto la sua scorza nera, leggere le tracce di fuoco e di vita che si rincorrono sulle sue pendici. E non ce ne siamo pentite: accompagnate da una guida esperta e appassionata, l’Etna si è rivelata in tutta la sua potenza, con i suoi crateri silenziosi, le colate antiche, le distese di pietra lavica in cui ogni tanto esplode la vita — un fiore, un cespuglio, una vigna. La giornata è stata pensata così: prima la salita al vulcano e l’esplorazione dei suoi sentieri più suggestivi, poi il passaggio nella zona vinicola, dove la terra nera e ricca nutre alcuni dei vitigni più sorprendenti d’Italia. Etna e vino: due anime dello stesso fuoco.
L’appuntamento era di prima mattina, con il fresco ancora nell’aria e Catania che si svegliava piano sotto un cielo limpido. Il nostro pick-up è arrivato puntuale: un fuoristrada robusto, guidato da Alex, la nostra guida per la giornata. Fin dai primi minuti abbiamo capito che non sarebbe stata una semplice escursione. Alex parlava dell’Etna come si parla di una persona amata e rispettata, al femminile — “lei”, “la Signora”, “la Muntagna”, come la chiamano i siciliani. Una figura viva, che respira, dorme, si agita, a volte si arrabbia, ma soprattutto dà.
La strada iniziava a salire, e con essa cambiava tutto: la vegetazione, l’aria, i colori. Dalle coltivazioni verdi del primo tratto si passava gradualmente al nero lavico, che a tratti sembrava quasi argento sotto il sole. Alex ci raccontava storie di eruzioni, di paesi cancellati e ricostruiti, di sentieri che cambiano ad ogni nuovo respiro del vulcano. Ogni curva sembrava svelare qualcosa in più: paesaggi lunari, distese di lava pietrificata, alberi sopravvissuti in mezzo al nulla.
La nostra prima vera tappa sono stati i crateri laterali, quelli “bassi”, formatisi durante passate eruzioni. Camminare lì, tra quelle creste friabili e silenziose, è stato come trovarsi sulla superficie di un altro pianeta. L’aria era rarefatta, leggera, e il contrasto tra il cielo azzurrissimo e il terreno nero era ipnotico. Intorno, la neve: sì, neve sull’Etna, ad aprile. Una distesa candida che accentuava il senso di meraviglia. La guida ci invitava a fermarci, a mettere una mano sulla pietra, a toccare con rispetto quelle forme nate dal fuoco. Era impossibile non sentire la potenza del luogo.
Alex ci ha poi condotti alla Grotta dei Ladroni, una delle numerose grotte di scorrimento lavico scavate naturalmente dalla lava nei secoli. Armati di caschetti e torce, siamo entrati nel ventre dell’Etna. Dentro faceva freddo, e il silenzio era assoluto. La grotta, che deve il nome a leggende locali su briganti e tesori nascosti, si snoda sotto terra come un cunicolo misterioso. Camminare lì dentro, tra le pareti scure e ruvide, è stato come viaggiare indietro nel tempo, fino alle viscere della Terra.
Al termine della visita, siamo risaliti sul fuoristrada per fare una breve sosta a un piccolo punto souvenir. Non il classico negozietto turistico, ma un angolo ricavato in una vecchia costruzione in pietra, gestito da artigiani locali. Tra le cose più affascinanti: oggetti creati con la polvere vulcanica, la stessa che l’Etna sparge nell’aria quando si scuote. C’erano gioielli neri e brillanti, bottigliette di sabbia lavica, piccole sculture che sembravano pietre stellari. Alcuni portachiavi portavano impressa la data di un’eruzione, altri avevano inciso “Etna ti guarda”, quasi come un amuleto.
Durante tutto il tragitto, Alex continuava a raccontare storie, leggende, curiosità geologiche e umane. Ma mai in modo noioso: parlava con un entusiasmo contagioso, come se ogni volta fosse la prima. E ogni tanto si voltava, per assicurarci che stessimo bene, per indicarci una particolare sfumatura della lava, un arbusto che nasceva contro ogni logica dalla pietra fusa. “Vedete com’è generosa, la nostra Etna?”, ci ha detto più di una volta. E noi non potevamo che annuire, con la polvere nera sulle scarpe e un po’ di fuoco negli occhi.
Dopo aver salutato la parte più selvaggia e maestosa dell’Etna, il nostro tour ha preso una piega più morbida e conviviale. Alex ci ha accompagnati alla cantina Vini Gambino, una delle realtà vitivinicole più rinomate della zona, situata sul versante nord del vulcano, a circa 800 metri di altitudine. Da lontano, tra le vigne ordinatissime e il paesaggio ondulato, la struttura in pietra lavica si inseriva armoniosamente nel territorio, quasi fosse cresciuta lì naturalmente, come un frutto della montagna stessa.
Appena arrivati, siamo stati accolti da un profumo delicato di mosto e legno, che già bastava a stuzzicare i sensi. La vista dalla terrazza panoramica era spettacolare: il mare da un lato, l’Etna dall’altro, come se la vite vivesse sospesa tra due forze opposte e complementari. Alex ci ha salutati con un sorriso, lasciandoci nelle mani esperte dello staff della cantina, anche se non ha resistito a rimanere con noi per un primo brindisi, come se anche per lui quel momento fosse speciale.
La degustazione è iniziata con una breve visita alla cantina vera e propria, tra botti, bottiglie e racconti di tradizioni e innovazione. Ci hanno spiegato quanto la composizione del terreno lavico, ricco di minerali, influisca sui sapori e sugli aromi dei vini prodotti sul vulcano: un equilibrio tra forza e raffinatezza che si percepisce sin dal primo sorso.
Poi siamo passati alla parte più attesa: la tavola imbandita con assaggi tipici e sei calici da degustare, ognuno con una storia da raccontare. Dal bianco fruttato e minerale, perfetto per iniziare, fino ai rossi corposi e intensi, capaci di scaldare l’anima. Ogni vino era abbinato a un prodotto locale: formaggi stagionati, olive, salumi, pomodorini secchi, pane croccante all’olio. E poi un olio extravergine che sembrava racchiudere il sole.
Ogni sorso portava con sé un pezzetto dell’Etna: la cenere che arricchisce il terreno, il vento che accarezza le vigne, il sole che scalda lentamente i grappoli. Ma anche il lavoro delle mani che coltivano, potano, raccolgono. Una degustazione lenta, senza fretta, che ci ha fatto sentire parte di qualcosa di antico e profondo.
Il personale era accogliente, sorridente, pronto a rispondere a ogni curiosità. Ci hanno raccontato aneddoti sui nomi dei vini, sulle annate particolarmente difficili, sull’evoluzione della cantina nel tempo. E con ogni parola cresceva in noi la consapevolezza che bere un vino dell’Etna non è solo un’esperienza di gusto, ma un modo per entrare in contatto con un territorio che vive, vibra, dona.
Alla fine, mentre il sole cominciava a calare e l’aria si faceva più dorata, ci siamo ritrovate a chiacchierare con altri partecipanti, ognuno con il proprio calice preferito in mano. Non c’era bisogno di grandi discorsi: bastava un brindisi, un sorriso, e la complicità che solo un giorno così sa creare.
Se è vero che ogni viaggio si compone di scelte, va detto che l’Etna offre opzioni capaci di accontentare tutti i gusti. Se la degustazione di vino non è nelle corde di qualcuno – o semplicemente si desidera completare la giornata con un tocco di natura fresca e spettacolare – allora c’è un’alternativa da non perdere: le Gole dell’Alcantara. Situate a poca distanza dal vulcano, sono uno dei canyon naturali più affascinanti della Sicilia, scolpito nei millenni dalle acque del fiume Alcantara che hanno scavato la pietra lavica, creando pareti alte e verticali dalle geometrie quasi surreali.
Qui si può passeggiare lungo sentieri panoramici, avventurarsi con i piedi nell’acqua fredda che corre impetuosa tra le rocce, o semplicemente restare in silenzio a contemplare la meraviglia di un luogo dove la forza dell’acqua ha saputo piegare la durezza della lava. Per chi viaggia in estate, è anche un’oasi perfetta per rinfrescarsi dopo una mattinata sotto il sole etneo.
Informazioni utili
Un’escursione sull’Etna richiede un minimo di organizzazione, ma è un’esperienza che ripaga ampiamente ogni sforzo. Prenotare in anticipo è fondamentale, soprattutto se si sceglie un tour guidato come il nostro, che include trasporto, spiegazioni dettagliate e – volendo – anche una degustazione. I posti sono limitati e l’Etna è una delle mete più richieste in Sicilia, in tutte le stagioni.
Attenzione al meteo: la montagna ha un carattere tutto suo, e il tempo può cambiare in pochi minuti, soprattutto in quota. Anche se si parte con il sole da Catania, è bene portare con sé una giacca a vento, scarpe chiuse e comode, e abbigliamento a strati. In primavera e in autunno, non è raro trovare l’Etna imbiancata. Le guide – come il nostro fantastico Alex – sapranno sempre adattare il percorso e spiegare il perché di ogni deviazione o cambiamento.
Un invito a salire
Visitare l’Etna non è semplicemente salire su un vulcano: è entrare in contatto con una creatura viva, che respira sotto i nostri piedi e che da secoli plasma la terra, la cultura e i ritmi di chi ci vive attorno. È un’esperienza che cambia a seconda della stagione, dell’ora del giorno e, forse, anche dello stato d’animo di chi la visita.
Che tu scelga di assaporare un calice di vino ammirando i pendii scuri o di immergere i piedi nell’acqua gelida delle Gole dell’Alcantara, questo angolo di Sicilia saprà parlarti con voce propria. Lasciati guidare, lasciati sorprendere, e preparati a portarne il ricordo con te – come la polvere nera che si infila nelle scarpe e poi resta, discreta, a ricordarti che lì, una volta, sei stato davvero vicino al cuore della terra.
Andra Juhasz