L’annuncio della separazione di Nicole Kidman e Keith Urban, alle soglie dei sessant’anni e dopo quasi due decenni di matrimonio, ha sorpreso il jet set. La loro storia si aggiunge a un elenco sempre più nutrito di rotture in età avanzata. Queste sono scelte ponderate, prese in un periodo della vita che, secondo i copioni tradizionali, dovrebbe ormai scorrere su binari definitivi.
Prima di loro, Bill e Melinda Gates si sono separati dopo ventisette anni. L’Italia non fa eccezione: Francesca Neri e Claudio Amendola hanno sciolto la loro unione dopo un quarto di secolo, e nel 2023 Paolo Bonolis e Sonia Bruganelli hanno optato per una separazione consensuale dopo ventuno anni.
Questi casi sono il riflesso più visibile di un trend sociale in piena espansione. Si chiamano “divorzi grigi”, quelli che coinvolgono coppie over 50 o 60, sposate da lunga data, e la loro frequenza è in netto aumento.
Il fenomeno non è più confinato solo ai paesi del Nord Europa. Anche in Italia, i numeri raccontano un profondo cambiamento. I divorzi che coinvolgono persone di sessant’anni o più sono quasi triplicati nell’ultimo decennio. I dati Istat mostrano che nel 2023 si è arrivati a 9.913 separazioni in questa fascia d’età. Oggi, oltre un divorzio su cinque in Italia riguarda coppie che hanno cinquant’anni o più. È un esercito silenzioso che, in una fase della vita destinata alla stabilità, compie invece una scelta radicale.
Cosa spinge le persone a dividersi dopo decenni di vita insieme? Una delle ragioni più comuni, come spiega Duccio Baroni, psicologo e psicoterapeuta, è legata al fenomeno del “nido vuoto”.
“A quell’età i figli sono ormai fuori di casa,” osserva Baroni, “e coppie che magari sono rimaste insieme principalmente per crescerli, si ritrovano finalmente sole, faccia a faccia”. È in questo momento che rimettono in discussione la loro relazione, chiedendosi se ciò che resta sia sufficiente. Il nido vuoto cessa di essere un fattore di coesione e diventa uno spazio di riflessione critica.
Oggi il panorama è cambiato rispetto al passato. “Sono spesso le donne a chiedere il divorzio,” continua lo psicologo, “grazie a un profondo cambiamento culturale e a percorsi di crescita personale che le portano a mettere al centro il loro benessere. Hanno meno paura della solitudine e meno voglia di rassegnarsi a relazioni che non le soddisfano più”.
Questa trasformazione ha radici demografiche ben precise: l’aspettativa di vita. I cinquantenni e i sessantenni di oggi non sono quelli di mezzo secolo fa.
“Le donne di 50 anni oggi hanno in media 36 anni e mezzo di aspettativa di vita, mentre gli uomini 33,” spiega Letizia Mencarini, demografa all’Università Bocconi di Milano. “A 60 anni, ne hanno in media ancora 27. È ovvio che, dinanzi a un così lungo orizzonte temporale, molte persone non vogliano passare questi decenni in rapporti in cui non stanno più bene”.
In passato, i matrimoni si interrompevano per la vedovanza. Oggi, la prospettiva di vivere altri venti o trent’anni in buona salute cambia completamente il calcolo esistenziale. L’uscita dei figli o l’avvicinarsi della pensione agiscono da potenti catalizzatori. “La richiesta di divorzio è più alta tra chi è in pensione che tra chi lavora ancora. Il pensionamento costringe a una nuova, e a volte cruda, convivenza a tempo pieno,” aggiunge Mencarini. Al contrario, la presenza di nipoti rimane un potente fattore di stabilità.
A guidare questa tendenza è la generazione dei baby boomers, una generazione che ha vissuto rivoluzioni epocali (l’ingresso massiccio delle donne nel mondo del lavoro) e che gode ancora di agiatezza e buona salute. A sessant’anni si guarda avanti con la volontà e spesso i mezzi per vivere con pienezza e autenticità.
È importante non romanticizzare il “divorzio grigio”. Anche quando è scelto e consensuale, non è mai un passaggio indolore e comporta conseguenze profonde, spesso diversificate per genere.
“Le donne continuano a perdere status economico,” fa notare la demografa Mencarini. La separazione, anche in età avanzata, può comportare un sensibile peggioramento del tenore di vita. “Gli uomini, dal canto loro, perdono socialità. Quando un matrimonio finisce, le madri rimangono in contatto molto più stretto con i figli rispetto ai padri”.
Questa rete relazionale che si stringe attorno alla donna può mancare drammaticamente all’uomo. “Gli uomini,” conferma lo psicologo Baroni, “quando si separano sono più a rischio di isolamento e di depressioni gravi. Perdono non solo una compagna, ma spesso il principale confidente”.
Per questo, conclude Baroni, è fondamentale un approccio equilibrato. “È chiaro che se si sta male in una relazione è bene avere il coraggio di divorziare. Ma non bisogna neanche pensare che dietro l’angolo ci sia sempre qualcosa di automaticamente migliore. Le relazioni hanno bisogno di cura e di impegno costante. A volte, investire sulla riparazione può essere altrettanto rivoluzionario che scegliere di interrompere”.
Il “divorzio grigio” è una scelta complessa che riflette il desiderio, sempre più diffuso, di non accontentarsi e di cercare la felicità e l’autenticità in ogni fase della vita.
