Il 16 aprile 2025, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha annunciato che le forze armate israeliane manterranno una presenza militare indefinita in zone di sicurezza all’interno della Striscia di Gaza, del Libano e della Siria. Una decisione che ha immediatamente suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale.
La posizione israeliana
Secondo quanto riportato dalla Los Angeles Times, Katz ha dichiarato che le truppe israeliane rimarranno nelle zone di sicurezza come misura preventiva per proteggere le comunità israeliane da future minacce. Ha sottolineato che, a differenza del passato, l’esercito israeliano non evacuerà le aree conquistate, mantenendo una presenza militare sia temporanea che permanente in Gaza, Libano e Siria.
Le reazioni della comunità internazionale
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per questa decisione. La Reuters segnala che la Francia ha sollecitato Israele a ritirare le truppe dalla zona cuscinetto in Siria, ricordando che qualsiasi dispiegamento militare nella zona di separazione tra Israele e Siria viola l’accordo di disimpegno del 1974.
Inoltre, il Times of Israel riferisce che Katz ha chiesto alla comunità internazionale di esercitare pressione su Iran e Hezbollah affinché si ritirino dal sud del Libano, minacciando un intervento militare israeliano in caso di fallimento delle trattative diplomatiche.
Le implicazioni umanitarie
Nel frattempo, la situazione umanitaria nei territori coinvolti resta drammatica. Secondo Reuters, l’offensiva israeliana ha causato oltre 51.000 morti palestinesi, con donne e bambini che rappresentano più della metà delle vittime. La gran parte della Striscia di Gaza è ormai inabitabile, con circa il 90% della popolazione sfollata. Migliaia di persone vivono in campi profughi sovraffollati, con risorse alimentari ormai prossime all’esaurimento.
La decisione di Israele di mantenere una presenza militare indefinita in Gaza, Libano e Siria ha sollevato forti preoccupazioni internazionali e complicato ulteriormente le prospettive di pace nella regione. Le reazioni delle principali testate giornalistiche internazionali raccontano un quadro di tensioni geopolitiche e gravi implicazioni umanitarie che rischiano di trascinare il Medio Oriente in una spirale ancora più complessa e instabile.