Dopo più di vent’anni di silenzio, le piste della base navale di Roosevelt Roads, a Porto Rico, tornano a rianimarsi. Un tempo punto strategico della Marina durante la Guerra Fredda, l’area era stata chiusa nel 2004. Oggi, invece, è teatro di una massiccia operazione di ristrutturazione e di addestramento militare da parte degli Stati Uniti.
A riportarlo è Reuters, che ha documentato con foto e video – datati 17 settembre – la ripulitura delle vie di rullaggio e la riasfaltatura della pista principale. In parallelo, il Comando Sud degli Stati Uniti ha diffuso sui propri canali ufficiali le immagini delle esercitazioni della 22ª Unità di Spedizione dei Marines, impegnata in manovre anfibie e operazioni di infiltrazione terra-mare, con il supporto di elicotteri e mezzi da sbarco.
Ma la ristrutturazione di Roosevelt Roads non è un episodio isolato. Negli ultimi mesi, Washington ha dispiegato una serie di risorse militari nella regione caraibica: caccia stealth F-35 sono stati visti atterrare a Porto Rico, la portaerei anfibia USS Iwo Jima (LHD-7) ha condotto operazioni congiunte con i Marines, e droni e aerei di sorveglianza come il P-8A Poseidon pattugliano costantemente le rotte tra le Antille e la costa venezuelana.
Ufficialmente, il Pentagono parla di missioni contro il traffico di droga e di esercitazioni di sicurezza regionale. Tuttavia, la coincidenza temporale con l’inasprirsi dei rapporti tra Washington e Caracas suggerisce un contesto più ampio.
Negli ultimi mesi, infatti, l’amministrazione Trump ha riaperto il dossier Venezuela, autorizzando la CIA a condurre operazioni di intelligence mirate e offrendo una nuova taglia su figure di spicco del regime chavista. Il presidente Nicolás Maduro, da parte sua, ha reagito parlando di “massima allerta nazionale” e accusando gli Stati Uniti di preparare un’aggressione militare.
Sul piano geopolitico, la ristrutturazione di Roosevelt Roads appare dunque come una mossa strategica di deterrenza: un punto d’appoggio che permette a Washington di proiettare rapidamente potenza militare nella regione e mantenere sotto controllo il quadrante caraibico, a ridosso del Venezuela.
L’area – che negli anni ’60 e ’70 fu teatro di addestramenti NATO e missioni segrete durante la Guerra Fredda – torna così al centro di un delicato equilibrio di poteri. E, ancora una volta, il mare dei Caraibi si conferma crocevia dove politica, sicurezza e strategia globale si incontrano.
Che si tratti solo di addestramento o dei preparativi di un nuovo confronto, il messaggio lanciato dagli Stati Uniti è chiaro: il loro interesse per l’America Latina non si è mai davvero spento.
