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Ponte sullo Stretto di Messina, la Corte dei Conti boccia la delibera del governo. Il progetto torna in stallo

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina subisce un nuovo arresto. La Corte dei Conti, sezione centrale di controllo di legittimità, ha deciso di non ammettere al visto e alla registrazione la delibera n. 41/2025 del CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), relativa al finanziamento e all’avvio dell’opera. Una decisione che equivale, nei fatti, a una bocciatura formale del provvedimento e che riporta l’intero progetto in una fase di stallo.

Secondo quanto trapelato, le motivazioni della Corte – che saranno pubblicate entro trenta giorni – riguarderebbero criticità di natura procedurale, tecnica e finanziaria. In particolare, l’organo contabile avrebbe rilevato l’utilizzo di documentazione non aggiornata, l’assenza di nuovi bandi di gara in sostituzione di quelli risalenti al 2005 e dubbi sulla sostenibilità economica complessiva dell’opera, il cui costo stimato si aggira oggi tra i tredici e i quindici miliardi di euro. Rilievi che, se confermati, metterebbero in discussione non solo la legittimità formale dell’intervento, ma anche la sua effettiva praticabilità.

Il Ponte sullo Stretto è uno dei progetti infrastrutturali più controversi della storia repubblicana. Concepite decenni fa e più volte rilanciate, le opere preliminari non hanno mai superato la fase della progettazione esecutiva. L’ultima versione del piano, fortemente voluta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e sostenuta dal governo Meloni, avrebbe dovuto segnare la ripartenza definitiva dei lavori. La decisione della Corte dei Conti rappresenta dunque un colpo durissimo per l’esecutivo, che aveva indicato il ponte come simbolo del rilancio del Mezzogiorno e della capacità del Paese di realizzare grandi opere.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Salvini ha definito la decisione della Corte “una scelta politica travestita da atto tecnico”, assicurando che il governo “andrà avanti comunque”. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso forte disappunto, parlando di “ennesima invasione di campo da parte della magistratura contabile”. Di segno opposto i commenti dell’opposizione, che hanno accolto la decisione come la conferma delle criticità già sollevate in sede parlamentare e come la prova di un’impostazione progettuale carente sotto il profilo tecnico e amministrativo.

La mancata registrazione della delibera impedisce al momento ogni avanzamento concreto del progetto: senza il visto di legittimità, non è possibile procedere agli stanziamenti e alle gare d’appalto. Per superare l’impasse, sarà necessario aggiornare la documentazione tecnica e ambientale, ridefinire il quadro economico e, con ogni probabilità, sottoporre il progetto a una nuova valutazione d’impatto complessiva.

Il Ponte sullo Stretto di Messina rimane così sospeso tra ambizione e incertezza. Da un lato, la volontà politica di realizzare un’opera destinata a segnare la storia delle infrastrutture italiane; dall’altro, la necessità di rispettare pienamente i principi di legalità, trasparenza e sostenibilità che devono guidare ogni intervento pubblico. Una tensione che accompagna da oltre cinquant’anni questo progetto e che, ancora una volta, sembra rinviare il momento in cui la Sicilia e la Calabria potranno davvero dirsi unite da un ponte.

 

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