Lavoro

Lasciare il posto fisso per una vita migliore: la scelta di molti giovani laureati

Nel panorama lavorativo attuale, la visione di un impiego a vita sta rapidamente cambiando. Oggi, un numero crescente di giovani laureati è disposto a lasciare un contratto a tempo indeterminato per cercare una vita più soddisfacente, non solo in termini di carriera ma anche di qualità della vita. Se in passato abbandonare un posto di lavoro sicuro era un’ipotesi quasi impensabile, per la Generazione Z questa idea assume contorni diversi e diventa una realtà concreta.

Secondo l’ultimo rapporto di Mheo, Milan Higher Education Observatory, coordinato dalla Statale sull’istruzione terziaria, oltre quattro giovani laureati su dieci interrompono un contratto a tempo indeterminato entro i tre anni dalla firma. Questa tendenza segna un netto allontanamento dal concetto tradizionale di lavoro a vita intera. Lo studio, promosso in collaborazione con Unioncamere, Alma Mater Studiorum, Università di Pavia e Deloitte, conferma che per i più giovani cambiare lavoro non è solo una questione di carriera, ma riguarda anche la ricerca di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale.

Silvia Salini, ordinaria di Statistica della Statale e coautrice dello studio, evidenzia come la grande mobilità tra i giovani sia un dato importante da approfondire. I giovani, infatti, non esitano a cambiare qualifica, settore o regione se non trovano corrispondenza tra il lavoro svolto e le loro aspettative personali e professionali. Questo comportamento è spesso guidato dall’importanza crescente che attribuiscono alla qualità della vita e all’impatto del lavoro che svolgono. Non si tratta solo di cercare uno stipendio più alto o migliori opportunità di carriera, anche se questi fattori sono rilevanti: molti giovani, specialmente in Lombardia, non accetterebbero un lavoro lontano dal loro campo di studi a un anno dal conseguimento del titolo, sottolineando la necessità di un percorso professionale in linea con la loro formazione.

Tra le ragioni per cui i giovani lasciano il lavoro emergono anche la ricerca di orari più flessibili e di un miglior bilanciamento tra lavoro e tempo libero. Questa necessità di un orario di lavoro più adattabile non trova sempre riscontro nelle aziende, spingendo molti a cercare alternative che permettano una gestione migliore del proprio tempo. Il concetto di “quiet ambition” o ambizione silenziosa è emerso per descrivere la tendenza della Generazione Z a optare per ruoli meno stressanti e con minori responsabilità, mettendo il benessere personale al centro delle proprie scelte lavorative.

La crescente volontà dei giovani di cambiare lavoro ha anche creato sfide per le imprese, che faticano a trovare personale qualificato. In particolare, Unioncamere riporta che più di un’azienda su due ha difficoltà a reperire dipendenti laureati in materie STEM, specialmente nei settori dell’ingegneria e della tecnologia. Marina Brambilla, rettrice della Statale, sottolinea il divario sempre più evidente tra domanda e offerta di lavoro, evidenziando come, nonostante l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, la carenza di competenze rappresenti un ostacolo significativo. Per colmare questo gap, è necessaria un’azione coordinata tra atenei, istituzioni e imprese, che investano in programmi di formazione mirati e in iniziative di riqualificazione per adeguare le competenze dei giovani alle esigenze del mercato globale.

Questa nuova generazione di laureati mostra una mentalità dinamica e flessibile, pronta a reinventarsi per migliorare la propria qualità di vita. La decisione di abbandonare un lavoro a tempo indeterminato in cerca di nuove opportunità riflette la volontà di non accontentarsi e di cercare sempre condizioni di lavoro più equilibrate e soddisfacenti. Affrontare il futuro con una visione proattiva e investire nella formazione continua rappresenta la chiave per affrontare le sfide di un mercato del lavoro in continua evoluzione, a beneficio sia dei giovani professionisti sia delle aziende che cercano di adattarsi a questa nuova realtà.

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