Lavoro

Bonus da 10 mila euro per assumere giovani ricercatori

Il governo italiano ha introdotto un credito d’imposta di 10.000 euro annui per le imprese che assumono ricercatori under 35, misura inserita nel decreto Scuola e nel Pnrr. L’obiettivo è duplice: da un lato contrastare la cronica carenza di investimenti privati in ricerca, dove l’Italia registra un preoccupante 1,5% del PIL contro la media Ue del 2,2%; dall’altro frenare la fuga di cervelli che ogni anno priva il paese di giovani talenti.

Per accedere al beneficio, le aziende devono rispettare condizioni precise. I contratti possono essere a tempo indeterminato o determinato, purché della durata minima di 12 mesi, e devono riguardare esclusivamente attività di ricerca e sviluppo. Un’attenzione speciale è riservata alle startup innovative, che potranno beneficiare del credito sin dalle prime fasi di attività, quando le risorse finanziarie sono più limitate.

Il fondo stanziato ammonta a 150 milioni di euro, sufficienti a coprire circa 15.000 assunzioni qualificate. Rispetto al precedente bonus ricercatori, la nuova misura presenta significativi miglioramenti: l’importo è aumentato da 7.500 a 10.000 euro annui e la durata è stata estesa da due a tre anni, con un potenziale incremento di efficacia stimato tra il 30 e il 40%.

Secondo le proiezioni del Ministero dell’Università e della Ricerca, ogni euro investito attraverso questo strumento potrebbe generare un ritorno di 2,5 euro nel medio periodo. Gli effetti attesi sono molteplici: un incremento degli investimenti privati in R&S, attualmente fermi allo 0,7% del PIL; un contenimento della fuga di cervelli; e un rafforzamento dei legami tra mondo accademico e imprenditoriale.

Tuttavia, la misura non è esente da criticità. Gli osservatori segnalano dubbi sulla sostenibilità finanziaria oltre il triennio iniziale, sul rischio di concentrazione territoriale dei benefici e sulla mancanza di meccanismi che garantiscano la qualità delle assunzioni. Per affrontare queste problematiche, il governo sta valutando l’introduzione di un sistema di monitoraggio continuo e di incentivi aggiuntivi per le aree meno sviluppate.

L’iter legislativo è nella fase decisiva, con l’emendamento all’esame della Camera dei Deputati per l’approvazione definitiva entro il 6 giugno. In caso di via libera, il provvedimento entrerà in vigore già dal prossimo mese, consentendo alle imprese di programmare le nuove assunzioni in vista della ripresa autunnale.

Questa misura rappresenta un passo importante per il rilancio della ricerca italiana, ma il suo successo dipenderà dall’effettiva capacità di generare occupazione qualificata e innovazione. La sfida è trasformare un’opportunità teorica in risultati concreti per il sistema paese, in un contesto che richiede con urgenza maggiori investimenti in conoscenza e tecnologia.

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