Un dialogo autentico sulla fede, il ruolo della chiesa oggi e l’importanza di essere testimoni credibili in un mondo che cambia.
Nel nuovo appuntamento con Il Salotto di KreaNews, Francesco Russo accoglie don Rino Capasso, parroco della comunità di San Rocco a Marano di Napoli, per un viaggio intenso nel mondo della fede, dei giovani e della Chiesa del nostro tempo.
Don Rino, è vero che i giovani si stanno allontanando dalla Chiesa?
«Al contrario. Nella mia esperienza, soprattutto dopo il Covid, vedo una vera rifioritura. I giovani si avvicinano con maggiore consapevolezza, portando domande autentiche. Non è più solo un’abitudine o una tradizione: c’è sete di verità.»
Funziona ancora il modello aggregativo dell’Azione Cattolica e degli oratori?
«Assolutamente sì. Movimenti come l’Azione Cattolica e gli oratori sono fondamentali. Creano spazi vivi, dove i giovani possono incontrarsi, condividere, crescere. Sono esperienze di donazione gratuita, che coinvolgono anche i bambini più piccoli.»
Concretamente, cosa fanno i giovani in oratorio?
«Tantissime attività: laboratori, giochi, uscite. I giovani animatori si prendono cura dei più piccoli, dai 5 ai 14 anni, creando momenti educativi e di fraternità. Nella mia comunità, lo scorso anno abbiamo coinvolto 180 bambini e oltre 50 animatori.»
Oggi, nel 2025, il donarsi gratuitamente è ancora possibile?
«Sì, anche se viviamo in una società che sembra correre solo dietro all’utile. Nelle parrocchie si vede che tanti giovani scelgono di donare tempo, energia, cuore. E soprattutto, si dedicano a chi è ai margini, dove spesso le istituzioni non arrivano.»
C’è un linguaggio diverso per comunicare la fede ai giovani rispetto agli adulti?
«Certo. Il linguaggio per i giovani deve essere concreto, immediato, anche attraverso i social. Il Vangelo resta lo stesso, ma va comunicato con forme nuove, adatte alle diverse età.»
Come sacerdote, quanto conta la formazione teologica e quanto quella umana?
«Entrambe sono fondamentali. Gli studi teologici sono essenziali, ma devono essere calati nella concretezza del territorio. Un sacerdote deve sapere, ma anche vivere ciò che predica.»
Sente il peso della responsabilità di essere un modello?
«Sì. I giovani non cercano maestri, ma testimoni. Per questo è importante essere credibili con la vita prima ancora che con le parole. La gente guarda, osserva: siamo chiamati a essere esempi autentici, pur con le nostre fragilità.»
La scomparsa di Papa Francesco ha segnato molto. Che momento vive oggi la Chiesa?
«È un momento di vuoto, certo. Ma anche di speranza. Papa Francesco è stato un grande testimone, ha avvicinato la Chiesa al mondo, ai giovani, ai poveri. Ora confidiamo che lo Spirito Santo guiderà la scelta del suo successore.»
Alcuni hanno definito Papa Francesco “troppo moderno”. Come risponde?
«È il destino dei profeti: non sempre vengono capiti subito. Papa Francesco ha avuto il coraggio di adattare la Chiesa ai tempi, senza tradire l’essenza del Vangelo. Ha parlato al mondo contemporaneo con un linguaggio nuovo, necessario.»
Quanto incidono oggi i social nella comunicazione della Chiesa?
«Tantissimo. Papa Francesco ha saputo utilizzare strumenti semplici come il cellulare, raggiungendo milioni di persone. I social, se usati bene, possono diventare canali di evangelizzazione straordinari.»
Durante il lockdown, l’immagine di Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro ha segnato la storia. Concorda?
«Assolutamente sì. Quella scena rimarrà scolpita nella memoria collettiva. Un uomo, solo, sotto la pioggia, che benediceva il mondo intero. Un gesto profetico che ha dato speranza in uno dei momenti più bui.»
In vista del prossimo conclave, quale deve essere oggi il compito della Chiesa?
«Scegliere un Papa capace di continuare il cammino di apertura iniziato da Francesco. Il mondo è cambiato: serve una Chiesa capace di parlare a tutti, senza perdere la propria identità.»
Tornando al territorio, la sua parrocchia ha numeri importanti. Ce li racconta?
«Recentemente abbiamo vissuto un ritiro interparrocchiale con oltre 110 giovani provenienti da sette comunità diverse. Vedere tanti giovani incontrare la fede è una gioia immensa.»
Oggi i sacramenti sono ancora sentiti tra i giovani?
«Sì, assolutamente. Tanti si avvicinano alla confessione, non per essere giudicati, ma per sentirsi accolti come figli. La Chiesa non giudica: accompagna, guarisce.»
Quanto il Natale e la Pasqua sono ancora vissuti come momenti religiosi?
«Purtroppo Natale è stato molto “profanato”, diventando soprattutto una festa commerciale. Ma Pasqua, grazie a Dio, mantiene ancora una forte dimensione spirituale. È il cuore della nostra fede.»
Chiudiamo con un messaggio di speranza per questa nuova estate che sta arrivando.
«Il messaggio è semplice: non dobbiamo mai smettere di sperare. Il Giubileo che si avvicina è l’occasione per ricordarci che siamo pellegrini di speranza. Dobbiamo uscire dalle nostre chiusure e continuare a camminare verso Cristo, seminando umanità e amore.»
L’intervista completa è disponibile sul canale ufficiale Youtube di KreaNews. Il Salotto di KreaNews va in onda ogni mercoledì alle ore 18.55 su Telecapri – Canale 15 del Digitale Terrestre