Per la prima volta in Italia, la cerimonia dei World’s 50 Best Restaurants si è svolta all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto di Torino, riunendo il gotha della gastronomia mondiale, insieme a imprenditori e rappresentanti della politica piemontese e nazionale. A vincere il titolo di miglior ristorante al mondo nel 2025 è «Maido», tempio della cucina Nikkei (fusion giappo-peruviana) di Lima, guidato dallo chef Mitsuharu Tsumura, peruviano d’origine giapponese, considerato il più grande chef nikkei vivente.
La classifica, nata nel 2002 e curata dalla società britannica William Reed, è il risultato delle votazioni di 1.120 esperti tra chef, ristoratori, giornalisti, critici gastronomici e viaggiatori gourmet, provenienti da 22 regioni del mondo. Al secondo posto si è piazzato l’«Asador Etxebarri», nei Paesi Baschi, mentre al terzo il messicano «Quintoil», regalando un podio tutto latino, tra Sud America e Spagna.
L’Italia brilla con Massimo Bottura e Lara Gilmore
L’Italia ha celebrato un importante riconoscimento con Massimo Bottura e Lara Gilmore, premiati con l’Icon Award, il super premio alla carriera. Già membri della Best of the Best Hall of Fame, la coppia ha ribadito l’importanza del lavoro di squadra. «Le icone non si fanno da sole: il mio team è diventato una famiglia, inclusi i lavapiatti e i produttori. Da Modena abbiamo raggiunto il mondo», ha detto Bottura, che quest’anno festeggia anche i 30 anni dell’Osteria Francescana, il suo ristorante stellato.
In classifica, inoltre, si fanno valere i ristoranti del bel paesei: sei ristoranti quest’anno contro i quattro del 2024. «Uliassi» passa dal 50° al 43° posto, «Piazza Duomo» di Enrico Crippa dal 39° al 32°, «Le Calandre» dei fratelli Alajmo dal 51° al 31°, «Atelier Moessmer» di Norbert Niederkofler fa un balzo dal 52° al 20°, mentre il «Reale» di Niko Romito avanza di una posizione, dal 19° al 18°. Unico a retrocedere leggermente è il «Lido84» di Riccardo Camanini, sceso dal 12° al 16° posto.
Torino al centro del mondo gastronomico
La serata è iniziata con i saluti di John Elkann, presidente di Stellantis, che ha ringraziato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’imprenditore Bruno Ceretto, lo chef Massimo Bottura e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per aver portato l’evento a Torino. «Eccoci qui, a farvi conoscere la nostra cultura italiana», ha detto Elkann.
Ospitare i 50 Best ha regalato a Torino una vetrina internazionale, con un impatto stimato in 100 milioni di euro, tra 1.300 ospiti, 250 media specializzati e 100 chef da tutto il mondo riuniti in città per quattro giorni di eventi. «La comunità gastronomica del mondo si è riunita qui», ha dichiarato William Drew, direttore della 50 Best.
Il governatore Cirio ha sottolineato l’orgoglio di ospitare l’evento: «Siamo dove è nata l’Italia, nella terra dei tartufi, del Barolo e delle nocciole». Anche il ministro Lollobrigida ha ribadito il valore della cucina italiana: «Per noi è identità, tradizione e cultura. In un momento difficile per l’umanità, serate come questa ci ricordano l’importanza dello stare insieme».
Polemiche e impatto della classifica
Non mancano le critiche al sistema di voto, considerato poco trasparente per l’assenza di criteri predefiniti e per il concetto stesso di «miglior ristorante», lasciato all’interpretazione dei votanti. Tuttavia, è proprio questa la filosofia della 50 Best, in contrapposizione alla guida Michelin: un’Academy ampia e senza parametri rigidi, con l’obiettivo di intercettare nuove tendenze.
Al di là delle polemiche, l’impatto mediatico ed economico della classifica è innegabile, con un’enorme visibilità per i ristoranti premiati e una guida influente per i gourmet di tutto il mondo.