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Cinema di prosa e poesia: Due realtà a confronto secondo Pasolini

Spesso nel mondo cinematografico si pensa solo alle differenze tra un genere ed un altro o, al massimo, tra lo stile cinematografico ed un altro senza tener conto che esiste, in modo aprioristico, un’altra grande distinzione che supera di gran lunga i dibattiti tra generi, stili e firme autoriali: la distinzione tra cinema di prosa e cinema di poesia.

Questa distinzione la potremmo anche tradurre nel binomio: cinema commerciale – nel caso del cinema di prosa –, e cinema d’autore – nel caso del cinema di poesia. L’origine di questa distinzione affonda le proprie radici nella seconda metà del 900’, periodo durante il quale la società e la cultura dei consumi si iniziano ad affermare anche grazie al ruolo preponderante ricoperto dalla televisione. In questo contesto sociale e culturale così dinamico s’introducono alcune figure che si fermano un attimo per riflettere ed analizzare dove tutte queste dinamiche mediali, sociali e culturali ci stanno portando; una fra tutte fu quella di Pier Paolo Pasolini.

Odiato da molti, amato da pochi e compreso da pochissimi, Pasolini è stata una delle menti più illuminanti del 900’ italiano, capace di prevedere, comprendere ed esemplificare sfumature subdole della società contemporanea – basata sull’omologazione, acculturazione ed accessibilità – permettendo ai suoi contemporanei di sviluppare almeno un briciolo della consapevolezza storica, culturale ed artistica che lo ha sempre contraddistinto.

Tra i vari argomenti affrontati durante la sua vita, Pasolini si è spostato spesso tra tematiche culturali, politiche, sociali ed artistiche. Tra i vari temi artistici politicamente impegnati, possiamo ricordare la differenza da lui proposta tra cinema di prosa e cinema di poesia in cui, come ben dimostrano i suoi scritti, non ha perso occasione di criticare aspramente le radici e le tendenze omologatrici del suo tempo.

Tra i vari scritti in cui espone la differenza tra cinema di prosa e di poesia possiamo ricordare Mamma Roma (1962) ed Empirismo eretico (1972). In particolar modo risulta illuminante, ai fini di una comprensione più autentica e profonda, ricordare quanto scrisse a proposito di ciò, in occasione della prima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema che si tenne a Pesaro dal 29 maggio al 6 giugno del 1965:

“La distinzione che io faccio tra cinema di prosa e cinema di poesia non è una distinzione di valore, è una distinzione puramente tecnica. Se dovessi definire questa distinzione direi che nel cinema di prosa i protagonisti, come nei romanzi classici, sono i personaggi, le loro storie e il loro ambiente. Nel cinema di poesia invece il protagonista è lo stile. Cioè, nel cinema di prosa non si sente la macchina da presa, nel cinema di poesia si sente la macchina da presa. Esempio del primo tipo di film John Ford, del secondo Godard. Il cinema finora è sempre stato soltanto il cinema, il che significa che finora un autore di cinema è stato quasi costretto dalle circostanze a essere un romanziere. D’ora in poi può essere anche poeta.”

Ora che abbiamo capito cosa sia il cinema di prosa e cosa quello di poesia possiamo procedere con il suggerirvi alcuni registi italiani e francesi da recuperare, col fine di comprendere visivamente di cosa stiamo parlando.

Tra i vari registi italiani suggeriamo Antonioni, Bellocchio, Fellini e Pasolini; tra quelli francesi vi consigliamo Rohmer, Godard, Truffaut e Resnais.

In attesa di un vostro feedback noi di Kreanews speriamo possiate apprezzarne la visione, e vi consigliamo di essere sempre curiosi e pronti ad approfondire qualsiasi tema, regista o argomento che non vi sia alla prossima. Detto ciò, correte a preparare i pop corn e buona visione.

Corrado Luciano

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